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Argomento
Economia e Società

Università: il coraggio della memoria, la spinta alla trasformazione

Pubblichiamo integralmente il discorso pronunciato il 26 novembre 2024 dal Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, professor Menico Rizzi, di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della visita del Capo dello Stato, ad Alessandria, per le celebrazioni del 30° anniversario dell’alluvione che colpì Alessandria e i Comuni della Regione Piemonte.

Autore Menico Rizzi

Data di pubblicazione

Menico Rizzi e Sergio Mattarella
Menico Rizzi e Sergio Mattarella. Al centro Mons. Guido Gallese

credits © Quirinale.it

Signor Presidente, Autorità, care Studentesse e cari Studenti, Signore e Signori,

sono profondamente onorato di portare i saluti dell’istituzione che rappresento, l’Università del Piemonte Orientale, che Lei, Signor Presidente, ha visitato a gennaio nella sede di Vercelli. Le siamo profondamente grati per la bella giornata che ci ha regalato. Un grazie sentito va poi al Sindaco per la vicinanza e la sensibilità mostrata verso il nostro Ateneo, che ha una struttura tripolare e che copre un territorio per il quale ci pregiamo di rappresentare un elemento di unità. Il polo alessandrino è per noi un nodo di primaria importanza, di sviluppo e di crescente investimento. Lo è nelle anime dei due dipartimenti storici, Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali e Scienze e innovazione tecnologica, i cui Direttori presenti e passati ringrazio e nella recente istituzione di una seconda Azienda Ospedaliera Universitaria e di un secondo corso di studio in Medicina e Chirurgia nel nostro Ateneo. Lo sarà sempre di più a valle della realizzazione del Campus di Alessandria, per il quale la fase attuativa inizierà nel 2025 con un’azione integrata che vedrà lo sviluppo contemporaneo di strutture residenziali, essenziali per fare in modo che le nostre studentesse e i nostri studenti diventino parte della vita della città.

Tutto questo è stato possibile grazie a un percorso in cui tante energie e idee, molto lavoro, sacrificio e coraggio sono stati spesi dal momento della nostra nascita nel 1998. Con il tempo lo sforzo è diventato veramente corale, grazie alla costante attenzione e al supporto del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Regione Piemonte, delle Province, delle Amministrazioni comunali, delle Fondazioni, delle cittadine e dei cittadini, e naturalmente anche nostro. Questo è il vero elemento che ha sostenuto la nostra crescita e che garantirà il nostro futuro, una ricchezza da far crescere sempre più: la nostra unità e l’apertura al mondo.

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Menico Rizzi ad Alessandria

Menico Rizzi ad Alessandria Il Rettore Menico Rizzi pronuncia il suo discorso ad Alessandria © RadioGold

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Questo è il vero elemento che ha sostenuto la nostra crescita e che garantirà il nostro futuro, una ricchezza da far crescere sempre più: la nostra unità e l’apertura al mondo.

In tutto questo la memoria gioca un ruolo di centrale rilevanza. Ci consente di ripercorrere la nostra strada, ci fa riconoscere i nostri errori per non ripeterli o per accettare con umiltà che potremmo farne altri. Ci dà la dignità di crescere e la forza di osservare che cosa siamo diventati: noi, la città che ci ospita, i territori che ci hanno accolto. Si è pensato e scritto tanto sulla memoria. Primo Levi ci ha insegnato che la memoria è la sorgente della morale; diventa difficile aggiungere altro. Nel mio ruolo di rappresentanza di un’istituzione che ha come obiettivo la continua valorizzazione delle giovani generazioni, vorrei rivolgermi a loro, suggerendo di considerare che la memoria è una fonte di coraggio: coraggio di partecipare per migliorare la nostra società, per imparare dai nostri errori o dalle tragedie come quella che colpì la città di Alessandria e altre aree del Piemonte nel 1994 e che oggi siamo qui a ricordare. È anche il coraggio di lottare contro la tentazione di considerare la memoria un elemento negativo, di risentimento, ma di porla come base per proseguire la meravigliosa trasformazione che voi giovani sarete in grado di dare alla nostra Città, alla nostra Regione, al nostro Paese e, imponetevi di ricordarlo poichè questa percezione è più difficile da vedere e misurare, anche al mondo intero.

Nel 1994 il nostro Ateneo non era ancora stato istituito e si svolgevano qui i corsi delle seconde facoltà dell’Università di Torino. Oggi l’Università del Piemonte Orientale ha stanziato il Dipartimento di Scienze e innovazione tecnologica, DISIT, nel quartiere Orti, proprio dove i danni furono più intensi. La progettazione di questa struttura ha tenuto conto degli eventi e presto sarà affiancata dal Campus nello stesso quartiere. Con coraggio silenzioso e con la consapevolezza che viene dalla memoria, il DISIT ha partecipato alla trasformazione.

L’Università, d’altronde, ha la missione di partecipare al processo di trasformazione delle vite delle persone che costituiscono la comunità, di sostenerlo nel pieno riconoscimento di tutte le diversità e di valorizzarne le idee e i contributi. Questo accade quotidianamente nelle aule, nei laboratori, negli scambi internazionali e lascia una traccia che si estende al mondo. Nel tempo la conoscenza, cioè la formazione che partecipa alla trasformazione, viene trasferita alle generazioni successive.

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Il discorso del professor Menico Rizzi

Il discorso del professor Menico Rizzi Il discorso del professor Menico Rizzi © RadioGold

Quando Il Piccolo di Alessandria ci ha coinvolti nel progetto del “Portale della memoria”, abbiamo aderito con entusiasmo. Ora deve crescere e rimanere vivo e a questo scopo il coinvolgimento della popolazione studentesca è fondamentale. Questa lo arricchirà, lo manterrà in trasformazione, che non si esaurisce in un semplice aggiornamento, ma si sostanzia in una spinta innovativa a costruire dialogo, dibattito e quindi ricerca scientifica su temi cruciali come il cambiamento climatico e la sostenibilità del nostro pianeta. Su questi non vogliamo soltanto portare avanti attività di ricerca, già corposa e di elevata qualità, o dedicare percorsi formativi innovativi, già attivi, ma creare una coscienza e una sensibilità collettiva.

L’attività di disseminazione delle conoscenze e del loro trasferimento alla società deve determinare un impatto sociale. Ciò non si esaurisce nella presentazione e nella condivisione delle attività delle ricercatrici e dei ricercatori. È necessario un cambio di passo, prevedendo anche nel nostro Paese progetti di scienza dei cittadini, con il coinvolgimento diretto di “cittadini ricercatori”. I temi ambientali si prestano magnificamente a questa nuova progettualità. Non è un’impresa semplice, ma richiamiamo alla memoria quale possa essere la forza della ricerca e della cultura quando sono diffuse. Possiamo e dobbiamo trovare il coraggio di provarci. Come si può diffondere meglio la cultura della ricerca se non partecipandovi in modo diretto?

Quando parlo di ricerca, naturalmente, sottintendo un approccio di interdisciplinarità, che esclude la centralità del singolo individuo, ma richiede cooperazione fra individui, la strategia di vita adottata dalla “comunità” delle piante. Qui ad Alessandria abbiamo la fortuna di ospitare ricercatrici e ricercatori nelle scienze giuridiche, politiche, economiche e sociali, nelle scienze della vita e della salute, nelle scienze matematiche, fisiche, chimiche, di informazione e comunicazione: gran parte dello scibile umano, insomma. Esiste qui la reale possibilità di affrontare questi temi complessi sotto il profilo multi- inter- e transdisciplinare. Si pensi ai nostri studi sulla tossicità da amianto, grande tragedia di questi territori, che interessano la medicina, la chimica, il diritto, l’economia, la sociologia. Il lavoro transdisciplinare deve peraltro sviluppare un linguaggio comune o comunque obbliga i diversi attori a comprendere il linguaggio degli altri. La pena è quella di non capirsi e di non produrre risultati. La transdisciplinarità, oltre al valore intrinseco necessario per consentire la comprensione dei fenomeni complessi, ha bisogno di dialogo e allarga la comunità. Se pensiamo a quanto recentemente è accaduto a Valencia, non possiamo non associarvi le nostre memorie del 1994, testimoniare che questi fenomeni riguardano tutti ed esprimere, sempre, la nostra completa solidarietà.

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L’attività di disseminazione delle conoscenze e del loro trasferimento alla società deve determinare un impatto sociale. Ciò non si esaurisce nella presentazione e nella condivisione delle attività delle ricercatrici e dei ricercatori. È necessario un cambio di passo, prevedendo anche nel nostro Paese progetti di scienza dei cittadini, con il coinvolgimento diretto di “cittadini ricercatori”.

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La visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad AlessandriaMenico Rizzi incontra il Capo dello Stato MattarellaLa visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad AlessandriaLa visita del Presidente ad Alessandria

Da Rettore vorrei sottolineare che nella nostra missione è intrinseco il valore dell’internazionalità, cioè di trasferire esperienze, saperi e memorie con la massima apertura all’intero pianeta. Quante esperienze e conoscenze potremmo condividere con altri Paesi e con altri sistemi universitari nel mondo, che potrebbero così evitare o ridurre gli impatti delle catastrofi? Quanto potremmo imparare in direzione opposta? Questo già accade all'interno dell’Unione europea, fra i Paesi del G8, è in via di forte sviluppo con importanti Paesi Asiatici come la Cina, ma si verifica in modo molto più limitato con altre parti del mondo, in particolare con il cosiddetto Sud Globale. Per l’Università incrementare il fenomeno è semplice e obbligatorio al tempo stesso: bisogna intensificare gli scambi di studentesse e studenti e di docenti; occorre potenziare la collaborazione sia nella ricerca sia nella didattica. L’Unione europea ha lanciato un ambizioso programma di collaborazione con l’Unione Africana attraverso una Innovation Agenda che copre cinque azioni, una delle quali è legata alla Green transition e un’altra alle Capacities for Science. A mio modo di vedere ciò rappresenta un esempio di cambio di prospettiva nel costruire la nostra collaborazione con le colleghe e i colleghi africani, in particolare su temi di interesse globale. La partecipazione deve essere totalmente paritetica, sebbene le potenzialità tecnologiche non siano paragonabili; a questo punto della storia nessuno può affrontare da solo la complessità. Le università faranno la loro parte, l’Università del Piemonte Orientale farà la propria con un approccio aperto, responsabile e altamente collaborativo e con una specifica progettualità che stiamo ora elaborando nel Piano Strategico per il prossimo sessennio.

Spero con tutto il cuore di vedere le giovani e i giovani che sono qui presenti nella nostra UPO, nelle nostre Università, nei nostri sistemi di Alta formazione musicale, artistica e coreutica, od ovunque ciò possa accadere, insieme a colleghe e colleghi da tutto il mondo. Sono certo del loro contributo alla trasformazione positiva della nostra società, in qualsiasi forma e in qualsiasi attività vorranno scegliere. A loro chiediamo di aiutarci a non far venire mai meno il coraggio di contribuire al futuro delle nostre città e del nostro pianeta. L’Università è il luogo su cui poter contare.

Grazie, Signor Presidente, grazie a tutte e a tutti e, consentitemi, soprattutto alle giovani e ai giovani.

 

    Ultima modifica 26 Novembre 2024

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